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La caffettiera del masochista: il design della quotidianità

Questo mese abbiamo letto il libro “La caffettiera del masochista” di Don Norman, un pilastro per chi si occupa di design.

Quante volte ci capita di afferrare la maniglia di una porta e tirare, quando invece bisogna spingere? Oppure di premere il pulsante laterale dello smartphone e attivare l’illuminazione invece di alzare il volume

 

In La caffettiera del masochista (Design of Everyday Things se ti interessa leggerlo nella versione originale), Don Norman descrive e spiega alcuni dei tanti errori che ogni giorno commettiamo nell’usare gli oggetti che ci circondano. Di fatto – sostiene l’autore i cui studi riguardano ergonomia e design – alla base delle difficoltà di interazione tra persone e oggetti c’è una progettazione che non tiene sufficiente conto di come funzionano la mente umana e i gesti delle persone.

 

La caffettiera sulla copertina del libro è un esempio di difficile interazione: dal punto di vista estetico, è un bell’oggetto di design (tra l’altro esiste, fa parte della collezione di Jacques Carelman, autore di Catalogue d’objets introuvables), ma dal punto di vista funzionale è un oggetto inutilizzabile, perché il beccuccio e il manico sono orientati nella stessa direzione ed è impossibile versare il caffè senza scottarsi le mani.

 

Quindi, non è sempre colpa della nostra incapacità di usare gli oggetti, ma di un cattivo design.

 

Questo vale anche in architettura. Usare cucine, scale, interruttori, sedie e lavandini va oltre il semplice gesto materiale, perché sono coinvolti aspetti estetici, cognitivi, relazionali, emotivi e tecnologici.

 

Tenere in considerazione la componente umana è un aspetto imprescindibile della progettazione di uno spazio ed è alla base del processo qui a BEARprogetti. Ogni lavoro, infatti, inizia con un’intervista a chi vivrà gli spazi da progettare, per capire quali sono i bisogni, le esigenze, le abitudini e le aspirazioni di quelle persone. Si tratta di un momento fondamentale per capire bene per chi e per quale motivo progettare determinati spazi e con quali oggetti popolarli. 

 

Possiamo pensare, ed esempio, di sacrificare parte dell’ingresso di un appartamento per destinarlo al salotto, ma se la coppia che lo abita pratica ogni giorno il nordic walking potrebbe aver bisogno di uno spazio dove cambiarsi e tenere scarpe, abbigliamento tecnico e bastoncini. Potrebbe quindi esserci bisogno di un ingresso più grande, con tanti ganci appendiabiti, ampi vani porta oggetti e una panca dove sedersi.

 

L’interazione con lo spazio e gli oggetti sono concetti alla base della teoria di Norman, che da sempre sostiene l’importanza di conoscere la psicologia umana per progettare in modo efficace e accumulare un’esperienza tale da poter definire l’uso di un oggetto in modo positivo o negativo.

 

Conclusione

 

Anche se la prima edizione di questo saggio di piacevolissima lettura risale al 1986, il libro di Don Norman rappresenta ancora oggi un punto di riferimento per chi lavora o è appassionato di design, sia esso parte del mondo fisico o digitale. Ecco perché stato ripubblicato in edizioni più aggiornate, l’ultima nel 2013.

 

Come progettisti e designer siamo responsabili della realizzazione di prodotti innovativi, semplici da usare, facili da capire ed esteticamente piacevoli.
Talvolta, però, il design può essere deliberatamente complicato: pensiamo ai bambini e agli spazi o agli oggetti con i quai è bene non interagiscano. La forma segue quindi la funzione ed è in questo modo che ogni progetto può davvero cambiare la vita delle persone.

 

Se ti va, dicci la tua e invia un’email con le tue considerazioni o domande

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